In Mar Rosso a dicembre (Sharm, 9-16 dicembre 2007) Sulla spiaggia dell'hotel, un
pensiero all'attrezzatura stesa ad asciugare, lo sguardo al mare, la mente
affollata dai ricordi dei 5 giorni di immersioni, mi
aggrappo alle emozioni intense di questo breve soggiorno: la mia prima vacanza
subacquea, nell'insolito periodo addossato al Natale. L'agitazione della partenza,
l'organizzazione del bagaglio, l'ansia per l'eccessivo peso, dubbi e
inquiedutini che sempre mi accompagnano quando
affronto situazioni nuove, sono la matassa da cui si dipana il filo che ora
vado raccogliendo in un gomitolo di ricordi. Esperienze, emozioni,
sensazioni, piccole disavventure, gioie inattese... Troppo
da raccontare della rapida sequenza di 10 immersioni: per alcune i ricordi si
accavallano, per altre restano gli spaccati di ricca intensità penetrati con
gli occhi dell'anima. Per tutte, essere accolti dall'acqua limpida e dalla
generosità di questo mare è un piacere che basta a se stesso. Ras Khati, la prima immersione. Semplice,
tranquillo, immediatamente raggiungibile, il sito è un primo assaggio:
il battesimo consueto per neofiti e non. Si provano la pesata e il nuovo
assetto, si cerca l'affiatamento di gruppo mentre,
ospiti indisturbati, si scruta con avidità in ogni dove. Lo sguardo
spazia libero e resta catturato dalla sorprendente varietà delle
forme Avrebbero meritato più attenzione
la piccola murena grigia, le tridacne che ben presto avrei
imparato a individuare, i trigoni a macchie blu che non hanno mai smesso di
affascinarmi per l'agile eleganza del movimento. E sorrido ricordando
che, proprio a causa di un grosso trigone scovato in un anfratto, ho distolto
troppo a lungo l'attenzione dalla nostra guida ed ho proseguito per po'
accodandomi a chissà chi. Essere, senza spazio e senza
tempo, in un tutt'uno senza soluzione di continuità, è una sensazione che si
è poi riaffacciata tutte le volte che ho potuto abbandonarmi al piacere
intenso e carezzevole dell'intimità di un'intesa. |
Ovunque l'acqua
limpida annulla le distanze, guida l'occhio attento alla scoperta di
sorprendenti capacità mimetiche (grandiosa quella del pesce pietra!)
e permette di curiosare seguendo ogni piccolo movimento. Ricordo
il sasso che, senza apparente motivo, rotolava lungo un pendio sabbioso
e che mi ha condotto alla tana di un polpo a Ras Bob; la nuvola di polvere
al cui richiamo non ho resistito, ritrovandomi così a seguire il
lavoro di un Chirurgo |
Ed ecco, rivedo l'ultimo giorno di immersioni, due tuffi a cui tenevo particolarmente per
salutare questo mare portandomi dentro un'impronta forte e duratura. Così è
stato, ma le cose non sono andate come desideravo. L'entusiasmo del giorno precedente
ci aveva trovati concordi nel ritornare ai
reef di Shark e La difficoltà di conciliare
l'esigenza di addossarsi al reef con l'assoluto rispetto per l'ambiente, ha
assorbito interamente la mia l'attenzione e non c'è stato spazio per altro se
non per il timore di essere trascinata nel blu a causa di condizioni ancora
peggiori in prossimità della sella tra i due torrioni. Ricordo la fatica, il respiro
affannoso, l'indice del manometro che scendeva ad una velocità per me
insolita e un unico desiderio: uscire presto da quella situazione che sentivo
di non riuscire a fronteggiare più a lungo. Nessuna tregua, neanche sulla
sella tra i due reef dove, per la corrente ancora più robusta, procedevo a
fatica sfiorando il fondale, ormai fortemente contrariata dall'infelice
scelta di un percorso che stavo seguendo in condizioni al
limite delle mie possibilità. E' stato allora che l'ho vista: vicinissima,
mi sovrastava sulla destra una bellissima murena La lettura del manometro è una
sferzata che spezza l'incanto: i 50bar residui sono
una misera scorta, assolutamente insufficiente per l'esplorazione del secondo
reef. Malvolentieri lascio l'appiglio e pinneggio energicamente per segnalare
alla guida la riserva d'aria, appena degnando con uno sguardo un'altra murena
che in condizioni differenti mi avrebbe calamitata
verso la sua tana. A causa del vento e della
corrente, anche il ritorno sulla barca non è stato dei migliori; a quel
punto, decisamente contrariata dalle incomprensioni
con la guida nell'ultima fase dell'immersione, stanca, con il miglior umore
nero, ero decisa a rinunciare all'ultimo tuffo pur di non ripetere
l'esperienza. Mi faranno però recedere
dall'amaro proposito le rassicurazioni sulle differenti condizioni del
prossimo sito, il desiderio di non privarmi di un ultimo sguardo ai fondali
di Ras Mohammed e la certezza che mi sarei acquietata
nella ritrovata sintonia. Distesa sul comodo lettino di una
spiaggia artificiale e ben attrezzata per il comfort degli ospiti rivedo l'ultima
vestizione, il salto in acqua, l'ok con i compagni, la lenta discesa, il passaggio su una colonia di inavvicinabili
anguille giardiniere e poi... ovunque uno squallore inenarrabile. Mi chiudo opponendomi con ogni
forza, non so dove poggiare lo sguardo per evitare lo spettacolo indecente di immondizie e di abbandono, rifiuto di seguire i
compagni nell'esplorazione di jeep e di mezzi cingolati che, se ho ben
compreso, sono stati lì affondati dopo una delle tante guerre che hanno
segnato la storia delle genti del Sinai. Non posso interrompere
l'immersione, ma non vi partecipo; resto immobile nell'acqua ferma, molto più
distante dello spazio che mi separa dai compagni che filmano e scattano foto
ricordo. La meticolosa esplorazione di uno
scoglio mi premia con la scoperta di un simpatico Appena uno sguardo alla sagoma di
un piccolo squalo grigio che si delinea in
lontananza e, dopo circa 50 minuti, ecco -finalmente!- il segnale di
risalita: nei residui 90bar potrò poi rileggere tutta la mia amarezza. Solo dopo ho saputo che questo
sito di immersione è stato oggetto di un articolo su
una nota rivista di subacquea e che, incuriosito, uno dei partecipanti lo ha
proposto quale meta dell'ultimo tuffo. |
Sharm, ultimo giorno. La luce
radente del sole al tramonto mi ricorda che il tempo della vacanza è passato
e che è ora di tirar le somme: restando ben salda nello spazio e nel tempo,
non mi sorprende che il gioco di luci e di ombre
proietti un bilancio nettamente positivo. Nonostante tutto,
la natura di questo luogo affascina per la vitalità prepotente e
impetuosa, per i colori densi dai contorni forti, per le trasparenze
inebrianti, per la luce tagliente che si risolve in rivoli di bagliori mentre
ovunque, con forza o con dolcezza, le cose parlano a chi conserva la capacità
di meravigliarsi. Persa nei pensieri, raccolgo
quindi le mie cose e saluto il mare con gratitudine, stringendo forte il mio
gomitolo: il suo dono più bello. 4 gennaio 2008 |