il Relitto KT (UJ 2216) di Sestri Levante
Rapallo 18 ottobre 2009


 

 

 

 

Da parecchio tempo si pensava di organizzare un tuffo su questo relitto, ma per un motivo o per l'altro si era sempre rimandato. Questa volta, finalmente tutto ha funzionato a dovere e il Veja Crica Team ce l'ha fatta!... Con il supporto del diving Abyss di Rapallo, ci ritroviamo in undici all'appuntamento, il mare è calmo anche se tira un forte vento di tramontana, il sole splende e riscalda gli animi.... intorno al porto c'è grande festa per un raduno dei bersaglieri e la fanfara ci accompagna durante l' imbarco e la partenza. La barca è veloce e stabile, e in meno di trenta minuti arriviamo al punto dell'immersione... subito una bellissima sorpresa! un grosso branco di delfini ci viene incontro a salutare: glab!... il timoniere ferma immediatamente i motori per non disturbare questi improvvisi ospiti e crea una grossa onda che ci inzuppa tutti, faccio appena in tempo a infilare la testa nella "stagna" ma perdo l'attimo fuggente e "accendo" la telecamerina in ritardo quel tanto che basta per perdere il primo piano sui delfini e mi devo accontentare di una zoomata tremante per riprenderli poi in lontananza... Agganciamo il pedagno, e ci prepariamo al tuffo... I primi a entrare sono il Faraone e i suoi "compari", a seguire Etos e Silvano e poi io, Gianni, Ghighi, Steo e Pampù .... l'acqua è tiepida e trasparente e già in discesa intravediamo il relitto. Wow!.. che spettacolo!, la mitragliera di prua fà il suo effetto, la prua imponente in posizione di navigazione fà sembrare il relitto ancora vivo.... siamo a -51, iniziamo il giro, Gianni scende in fondo a -60, io mi soffermo a filmare l'ancora appesa al suo posto e poi mi dirigo verso poppa fiancheggiando la murata di sinistra... un altra mitragliera la trovo a metà della nave, più avanti un paio di bidoni che sembrano bombe di profondità.... Gianni mi fà segno di entrare, ok... una piccola penetrazione sul primo ponte, da dove possiamo vedere anche il ponte sottostante, un lavandino fà bella mostra, proseguiamo e usciamo sulla fiancata destra, nuvole di anthias ci accompagnano... passiamo sopra la cabina di comando e quindi puntiamo sul fumaiolo dove ripuliamo un pò la targa commemorativa di un nostro compaesano.... il tempo passa inesorabile, qualcuno stà già risalendo, con Gianni e Ghighi facciamo un ultimo passaggio verso prua e per ultimi risaliamo anche noi.... la deco sarà lunghissima, abbiamo "tirato" molto, usciamo dopo circa 70 minuti.... La barca riparte, un altra mezz'oretta di navigazione e torniamo al diving a raccontare questa fantastica avventura.

Flavio

LA STORIA DEL KT

Proprio di fronte al promontorio di Sestri Levante, a circa un miglio dalla costa, alla ragguardevole profondità di 60 metri, si trova uno dei più bei relitti del Mediterraneo.
Fino a pochi anni fa poco si sapeva della sua storia; era opinione comune che fosse un KT, espressione generica che deriva da Kneg Transporte, ossia mezzo di trasporto da guerra germanico, con cui si identificano molte unità di piccole dimensioni destinate ai compiti più vari tra cui, come poi si appurerà nel nostro caso, anche alla caccia dei sommergibili. Si sapeva che la nave era stata affondata verso la fine del 1943 e si pensava che fosse francese, visto che il telegrafo di macchina portava le indicazioni "avant" e "arrière". Ma la vera storia ci è nota solo adesso, grazie alle certosine ricerche nei registri storici della Kriegsmarine ( Marina Militare Tedesca) fatta da Claudio Corti e Marco Saibene. In origine, dunque, questa nave altro non era che uno splendido vacht, fatto costruire nel 1926 in un cantiere francese dal barone Henry de Rotschild e battezzato Eros. Lungo 65 metri, largo 9,75 e con 914 tonnellate di dislocamento, era rifinito con ogni cura, con meravigliosi saloni, lussuose cabine, svolse con onore i suoi compiti di rappresentanza fino a quando nel 1939, scoppiata la guerra, non fu requisito dalla Marina Militare Francese e destinato a missioni diplomatiche. Alla fine dello stesso anno, però, fu munito di armamento leggero, riclassificato e destinato ad attività di scorta di sommergibili e di convogli lungo le coste del Marocco. Nel 1942 tornò in Francia e, ribattezzato Incomprise, fu incaricato della sorveglianza del litorale fino a quando, alla fine di novembre, i tedeschi non occuparono Tolone, impossessandosi anche di questa nave. L'Incomprise fu quindi sottoposto, negli stessi cantieri di Tolone, a importanti lavori per trasformarlo in un U-Jager, cacciatore di sommergibili. Il ponte posteriore fu interamente scoperto, furono eliminati i luminosi saloni e fu impiantato un cannone da 88 mm, tre piattaforme di artiglieria antiaerea e otto lanciagranate di profondità. Sul ponte di prua fu installato un cannone binato da 37 mm e due pezzi da 20 mm vennero disposti su ogni bordo subito dietro e davanti al ponte di comando. Sullo stesso ponte fu installata una sorta di curioso albero, un traliccio a tre piedi, evidentemente un terminale per apparecchi di ascolto. L'unità, ribattezzata U-J 2216. raggiunse la sua destinazione, Genova, all'inizio del 1944. Il 13 settembre dello stesso anno fu incaricata di scortare due posamine che dovevano predisporre un nuovo sbarramento in mare, nei pressi del porto di La Spezia. Poco prima di mezzanotte, compiuta la missione, il piccolo convoglio iniziò il ritorno a Genova, ma venne subito scoperto dal passaggio di un aereo alleato (uno di quelli che i locali chiamavano Pippo), il quale lanciò razzi illuminanti e bombe, che però non colpirono le na\i. Poche ore dopo, verso le 3:00, nei pressi di Sestn Levante, i dispositivi di ascolto della U-J 2216 captarono un rumore di eliche: il comandante diede ordine di aprire il fuoco ma senza successo, data l'oscurità incombente. La risposta fu quasi immediata: dapprima alcuni siluri passarono a brevissima distanza dall'unità (.almeno uno di essi finì sulla spiaggia di Sant'Anna, tra Sestri Levante e Punta Manara), quindi un altro colpì la poppa, che esplose con le munizioni e le granate antisottomarino che vi si trovavano, provocando l'immediato affondamento. Dei 95 uomini dell'equipaggio, 57 furono recuperati dal posamine, nove da una piccola vedetta uscita da Sestri Levante, sei raggiunsero la costa a nuoto e 23 scomparvero (ma solo sei corpi furono recuperati).