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IL VIDEO (by Flavio Tonso) durata 4 minuti (10 mb.)


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Immersione sui RELITTI

SAGONA ( Le GREC)

LOCALITA': ISOLA DI PORQUEROLLES

DIFFICOLTA': MEDIO/ELEVATA

Il 3 dicembre 1945 gli abitanti dell'isola di Porquerolles vennero spaventati dal violento rumore di una deflagrazione: a est dell'isola, a circa 1600 metri di distanza dal Petit Serranier, una grossa nave da carico era in fiamme. L'esplosione aveva letteralmente dilaniato l'imbarcazione, dividendola in due tronconi; la prua, che all'arrivo degli isolani emergeva ancora in parte sulla superficie del mare, ben presto scomparve tra i flutti, mentre la sezione centrale, investita dall'immane spostamento d'acqua, si era inabissata quasi subito. Solo la poppa si sollevò per un breve lasso di tempo al di sopra delle onde per poi sprofondare, prima lentamente, poi sempre più velocemente e inesorabilmente. La Sagona si era imbattuta in una delle innumerevoli mine depositate dai sottomarini tedeschi in quel tratto di mare; solo due settimane prima, a poche centinaia di metri di distanza, un'altra nave – la Prosper Schiaffino - aveva subito la stessa sorte.
La Sagona, conosciuta oggi come Le Grec, era stata costruita in Gran Bretagna nel 1912 nel cantiere inglese Dundee SB Ltd; lunga 54 metri e larga poco più di 8 e mezzo, stazzava 808 tonnellate. Il cargo, nel corso della sua storia, cambiò numerosi proprietari: nel 1914 solcò i mari per la Reid Newfoundiand Co., nel 1923 divenne di proprietà del Governo britannico e nel 1941 venne assoldata dalla Cuiliford's Associates Lines. Infine, nel 1943, la Sagona, battente bandiera panamense, navigò per la Zarati SS. Co. Ltd.. Ben presto la storia e l'affondamento di quell'imponente mercantile vennero dimenticati e solo dopo qualche tempo la Marina Francese inviò alcuni sommozzatori al fine di osservare e controllare il relitto. A ribattezzare il cargo con il soprannome di Le Grec furono i primi subacquei che si immersero sul relitto e che, esplorata la nave in lungo e in largo, si imbatterono in una serie di documenti redatti in lingua greca.


L'immersione sul relitto
Il relitto della Sagona è oggi costituito da due sezioni: la parte poppiera, fino al fumaiolo, sembra essere stata posata diritta sul fondo, mentre la prua - situata 60 metri più a nord - presenta un'inclinazione di 45 gradi. Entrambi i tronconi appaiono ancora oggi intatti e l'unico elemento "estraneo" è rappresentato da un'incredibile moltitudine di gorgonie rosse che ha letteralmente ricoperto ogni superficie. Nonostante la poca distanza tra le due sezioni della nave, è tuttavia impossibile esplorare l'intero relitto con una sola immersione, soprattutto in considerazione del fatto che sul Serranier sono costantemente presenti forti correnti. li troncone principale, lungo 40 metri, è costituito dalla poppa e giace su un fondale sabbioso a una profondità di 46 metri. Anche la coperta, le sovrastrutture e la ciminiera sono situate nelle vicinanze, a 40 metri di profondità. Per meglio esplorare questa sezione del relitto occorre partire dall'elica e dal timone, danneggiato sul bordo d'attacco. Le dimensioni delle pale dell'elica sono senz'altro notevoli, ma è bene non indugiare a lungo in quest'area per non ridurre eccessivamente il tempo necessario per un'esplorazione completa del relitto. Il cassero è coperto da una grata e tutte le strutture sono incrostate da alghe e rivestite da spugne e briozoi, che costituiscono un insieme davvero suggestivo. Dopo essersi soffermati a osservare questo prodigio della natura, si può nuotare sopra o attraverso le sovrastrutture, lungo il parapetto di murata, fino a raggiungere il boccaporto aperto della stiva; poiché l'interno è vuoto, un'eventuale perlustrazione è sconsigliata, anche perché scendere a profondità maggiori accorcerebbe ulteriormente il tempo a disposizione. Da questa parte del cargo, quando le condizioni dell'acqua sono favorevoli e si gode di una buona visibilità, è già possibile scorgere il fumaiolo. Prima di giungervi, però, bisogna ancora superare le sovrastrutture, con le cabine e i saloni. In questa sezione si incontra una ricca fauna; in particolar modo si possono osservare enormi banchi di sardine e cernie. Sebbene molto sia andato distrutto, vale la pena di fermarsi e illuminare le stive: nelle fenditure e nelle nicchie vivono grossi gronghi e, se si è fortunati, si possono scorgere cernie di notevoli dimensioni. In questa parte della nave sporgono a tribordo, verso il mare aperto, due gruette alle quali erano assicurate le scialuppe di salvataggio; una è posizionata in direzione del fumaiolo. La ciminiera non ha più l'aspetto originario, tuttavia è ancora di dimensioni impressionanti e non presenta segni evidenti di degrado. Da questi elementi si può tra l'altro dedurre che la Sagona non fu costruita secondo le ultime innovazioni tecnologiche; da questo punto di osservazione, a 35 metri di profondità, si può inoltre valutare la violenza dell'esplosione che causò l'affondamento del cargo e comprendere la drammaticità di un destino che si compì nell'arco di pochi minuti. Le parti metalliche sono ridotte a un groviglio contorto e il punto in cui la nave urtò la mina, là dove un tempo iniziava la prua, è frastagliato come un fragile foglio di stagnola accartocciato. Quando ci si appresta a immergersi sulla Sagona occorre valutare attentamente la forza delle correnti; talvolta, infatti, esse possono essere tanto forti da rendere impossibile l'immersione; è pertanto consigliabile pianificare con cura l'intera escursione. Si tenga presente che, in alcuni casi, le sovrastrutture possono costituire un'ottima protezione e un eccellente riparo dalla veemenza delle correnti. L'immersione sulla Sagona può iniziare tanto dalla prua quanto dalla poppa: ciò dipende naturalmente dalla posizione in cui l'imbarcazione d'appoggio ha gettato l'àncora. Per visitare la prua è tuttavia consigliabile programmare un'ulteriore immersione. Situata a una profondità massima di 47 metri, questa sezione del relitto, lunga circa 20 metri, è ben conservata, a eccezione dell'albero che, forse a causadel suo stesso peso e dell'erosione protrattasi nel tempo, si è abbattuto sul fondale sabbioso. Sull'intera prua prosperano innumerevoli gorgonie color vermiglio dalle forme straordinarie, intorno alle quali si muovono incessantemente vere e proprie nuvole di rossi anthias (Anthias anthias). All'interno della prua vivono grandi cernie, gronghi, murene.... Come in ogni immersione su relitto, anche consigliabile munirsi di una buona torcia. Occorre inoltre ricordare che, in presenza di forti correnti, l'immersione sulla prua potrebbe risultare problematica, poiché questa sezione, relativamente piccola, non offre alcuna protezione dai flussi sottomarini. Pensando all'equipaggiamento e alla sicurezza personale, è bene rammentare che il relitto si trova a una profondità considerevole e che il tempo a disposizione per l'immersione non è molto; non è dunque possibile indugiare eccessivamente, né percorrere lunghi tratti a nuoto. E' consigliabile valutare con attenzione anche quale tipo di bombole utilizzare: come minimo è necessaria una scorta d'aria di 3.000 litri, ma occorre considerare che, in caso di forti correnti, il consumo d'aria è maggiore e sarebbe quindi preferibile avere una bombola di scorta per la decompressione. Infine ricordiamo che, quando la corrente raggiunge intensità ragguardevoli, è meglio emergere in mare aperto e che, per effettuare la sosta di sicurezza, è preferibile utilizzare il cazzillo.


Testo di Kurt Amsler tratto da “Relitti del Mediterraneo” - le guide White Star
Foto e disegni tratti da Portraits d' Epaves di J-Pierre Joncheray e Urs Brunner

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