LA STORIA
La petroliera Amoco Mildford Haven (in seguito ribattezzata Haven),
da 232.166 tonnellate di portata lorda e lunghezza fuori tutto di 344
m, fu costruita presso i cantieri Asterillos Espanoles di Cadiz (Spagna)
e consegnata nel 1973 alla Amoco Transport Company di Chicago, quarta
di una serie di quattro navi gemelle (la "Amoco Cadiz" che
affondò il 16 Marzo 1978 davanti alle coste bretoni versando in
mare circa 230 mila tonnellate di greggio, la “Maria Alejandra”,
esplosa l'11 marzo del 1980 davanti alle coste della Mauritania, la "Mycene",
esplosa il 3 aprile del 1980 davanti alle coste del Senegal). La petroliera,
del tipo VLCC (Very Large Crude Carrier, ossia nave cisterna di grandissime
dimensioni adibita al trasporto di greggio) era stata costruita sotto
la sorveglianza dell’istituto di classifica American Bureau of
Shipping ed immatricola con la classe di detto istituto sotto bandiera
liberiana. La nave era munita di tre cisterne centrali e dieci cisterne
laterali per il carico (cisterne 1C, 3C e 4C centrali; cisterne 1P, 2P,
3P, 4P e 5P di sinistra; cisterne 1S, 2S, 3S, 4S e 5S di dritta). Tra
le cisterne del carico centrali era inserita la cisterna 2C per la zavorra.
La nave rimase di proprietà della Amoco Transport Company fino
al 1985. All’inizio del 1982 la Amoco Mildford Haven venne messa
in disarmo a Jacksonville per rientrare in esercizio alla fine del 1983.
Nei primi mesi del 1984 l’unità fu nuovamente messa in disarmo
a Singapore. Nel 1985 la nave fu venduta alla Haven Maritime Corporation
di Monrovia e immatricolata sotto bandiera cipriota con il nuovo nome
di Haven. Nel 1990 la proprietà passò alla Venha Maritime
Company, ancora di Monrovia, mantenendo la bandiera cipriota ed il nome
Haven.Sotto la nuova proprietà la nave fu riarmata ed impiegata
sulla rotta Golfo Persico – Indonesia sotto la gestione della Troodos
Shipping del Pireo, del gruppo Troodos Maritime International SA di Montecarlo
(Monaco).
Nel 1986 l’unità fu vittima di un incaglio sulle coste indonesiane,
senza gravi conseguenze. Il 31 marzo 1988 la Haven, partita da Ras Tanura
(Arabia Saudita) con un carico di greggio e diretta a Teluk Semanka (Indonesia),
fu colpita al largo di Dubai (Emirati Arabi Uniti) da un missile Exocet
sparato da una motovedetta iraniana, riportando gravissimi danni. A seguito
dell’attacco si sviluppò un vasto incendio a poppa, la nave
andò alla deriva con il motore di propulsione e gli altri macchinari
in moto e si incagliò a Mina Saqr. Salvato l’equipaggio rifugiatosi
a prua, la nave fu disincagliata, scaricata, sottoposta ad alcuni accertamenti
nel Golfo Persico e quindi rimorchiata a Singapore per l’esecuzione
dei lavori di riparazione. I danni subiti interessarono il fasciame dei
fianchi e del fondo, soprattutto in corrispondenza delle cisterne di poppa,
il ponte di coperta, la sovrastruttura poppiera, il motore di propulsione
e diversi macchinari ausiliari, anche per effetto dell’incendio avvenuto
con motore in moto e dell’acqua utilizzata per lo spegnimento. Giunta
a Singapore, dopo aver subito nel viaggio di trasferimento un attacco da
parte di una imbarcazione di pasdaran, guerriglieri integralisti iraniani,
la Haven fu sottoposta ai lavori di riparazione presso i cantieri Keppel
che si protrassero dal luglio 1988 al dicembre 1990 ad un costo di 5 milioni
di dollari contro gli 80 preventivati. Dopo il completamento dei lavori
e l’esecuzione delle prove, la nave partì diretta a Kharg
Island, nel Golfo Persico, per un nuovo carico. Ripartita a pieno carico
il 10 gennaio 1991, fece rotta verso l’Europa, via Capo di Buona
Speranza. Dopo aver effettuato una sosta a Las Palmas ed una sosta più lunga,
in attesa di ordini, a Cadice, la nave giunse a Genova l’8 marzo
ancorandosi in rada sino al 7 aprile. Dal 7 al 9 aprile la Haven si ormeggiò alla
piattaforma a mare del Porto Petroli per una discarica parziale di greggio,
per tornare quindi in rada. La mattina del 11 aprile la prima esplosione.
Nelle sue cisterne al momento dell’incidente c'erano 144.244 tonnellate
di petrolio greggio Heavy Iranian Oil (quanto basterebbe per produrre 40
milioni dilitri di benzina, sufficienti a coprire in auto per 100 volte
la distanza tra Terra e Luna) e 1.223 tonnellate di combustibile per la
propulsione della nave (fuel oil e diesel).
(Relazione Finale del Collegio dei Periti, 1995; Relazione Tecnica
del Collegio dei Periti, 2000).
VLCC HAVEN: caratteristiche principali
Nome: HAVEN (ex. AMOCO MILDFORD HAVEN)
Bandiera: Cipro
Porto di iscrizione: Limassol
Matricola: 707632
Cantiere di costruzione: Asterillos Espanoles – Cadiz (Spagna)
Anno entrata in esercizio: 1973
Registro di classificazione: American Bureau of Shipping
Classe: A1 Oil Carrier
Tipo: VLCC (Very Large Crude Carrier)
Dimensioni principali: Lunghezza fuori tutto: 344 m
Larghezza massima: 51 m
Altezza di costruzione: 26 m
Immersione estiva a pieno carico: 20 m
Dislocamento a pieno carico: 267.500 t
Portata lorda: 232.166 t
Capacità cisterne del carico 283.626 m3
Apparato propulsore
N.ro 1 motore diesel a 2 tempi
Costruttore: Burmeister & Wain
Tipo: 8K98FF
Numero cilindri: 8
Diametro cilindri: 980 mm
Corsa: 2000 mm
Potenza max continua: 30.400 BHP (22.353 kW) a 103 giri/min
INCIDENTE
La mattina dell’11 aprile 1991 la Haven si trovava all’ancora
nella rada di Genova, in attesa di ordini dopo il parziale sbarco del suo
carico di greggio iraniano. In vista di future operazioni commerciali era
stato predisposto di travasare il greggio rimasto dalle cisterne laterali
alle cisterne centrali. Il primo travaso fu effettuato il 10 aprile, senza
inconvenienti di rilievo; al secondo travaso fu dato corso il mattino dell’11
aprile intorno alle 11:20. Intorno alle 12:30 (l’ora esatta non è nota)
si verificarono scuotimenti, vibrazioni e rumori metallici; nella zona
prodiera, in corrispondenza della cisterne 1 e 2, si verificò un’esplosione
con immediato sviluppo di fumo e fiamme. Si ritiene che a seguito di tale
esplosione sia stata divelta e proiettata in mare la parte di coperta che
ricopriva la cisterna 1C e la parte prodiera (per circa un terzo della
relativa lunghezza) della cisterna 2C. Tale parte di coperta, indicata
anche come “scudo prodiero”, giace attualmente su un fondale
di circa 90 m nella posizione 008° 45’ 01.71”E; 44° 22’ 09.23”N.
Al momento dell’incidente erano presenti a bordo circa 144.000 tonnellate
di greggio Iranian heavy, oltre al combustibile per il motore propulsore
e le motorizzazioni ausiliarie (nafta e gasolio diesel per un totale di
circa 9.200 tonnellate) e all’olio lubrificante (più di 230
tonnellate); risulta che la Haven abbia fatto bunker nel corso della sosta
a Genova. A seguito della richiesta di soccorso della nave, numerosi mezzi
nautici si portarono vicino alla nave e trassero in salvo l’equipaggio
ed i tecnici presenti a bordo, mentre il comandante Petros Grigorakakis
e altre quattro persone (tre membri dell’equipaggio e uno dei tecnici),
perirono nell’incendio successivo alla prima esplosione.
Poiché il vento faceva dirigere verso poppa le fiamme dell’incendio
di prora, è verosimile ritenere che l’irraggiamento delle
fiamme abbia provocato, fin dai primi minuti dopo l’esplosione, un
progressivo riscaldamento delle cisterne integre ed un aumento della pressione
nelle stesse che ha successivamente determinato lo sfondamento dei portelli
e delle relative strutture. Alle ore 13.00 circa si verificò una
nuova esplosione, a seguito della quale la nave subì una notevole
flessione in corrispondenza della cisterna 1. Si pensa che questa esplosione
abbia provocato la rottura della catena di ancoraggio: da quel momento
la Haven andò alla deriva, spinta verso ponente dalle correnti.
A causa delle forti esplosioni la nave subì gravi danni strutturali
ed iniziò ad affondare assai lentamente, assumendo un assetto inclinato
con la prua sommersa. Lo sfondamento dei portelli delle cisterne ebbe come
conseguenza l’incendio del carico che, in presenza della coperta
ancora integra, incominciò a bruciare a “candela” attraverso
i portelli. Nel pomeriggio dell’11 aprile l’incendio si estese
anche alla sovrastruttura poppiera, poi alle acque immediatamente circostanti
su cui si era sparso il greggio in seguito alle esplosioni che in totale
furono otto. Una di tali esplosioni squarciò la fiancata sinistra
della nave in corrispondenza della cisterna 5P e della cassa principale
di sinistra della nafta del motore propulsore. Il 12 aprile la nave in
fiamme venne agganciata da un rimorchiatore e trainata verso costa, al
largo di Arenzano. Durante le operazioni di traino, il relitto si spezzò in
corrispondenza della flessione verificatasi con la seconda esplosione;
il troncone di prua, lungo circa 95 m, affondò senza apparenti spandimenti
di greggio su un fondale di circa 480 m . posizione: 008° 41’ 18.83”E;
44° 16’ 22.42”E. La parte poppiera della nave affondò alla
ore 10:05 del 14 aprile 1991 al largo di Arenzano su fondali di circa 80
m nel punto: 008° 41’ 59.58”E; 44° 22’ 25.75”N.
L’incendio durò in totale circa 70 ore, fino al completo affondamento
della nave.
L’incidente provocò un grave inquinamento delle acque marine,
dei fondali e della costa ligure da Genova a Savona.
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