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IL VIDEO (by Flavio Tonso) durata 5 minuti (9 mb.)


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SUPPORTO DIVING: EPERLAN

ALLOGGIO: CAMPING LA BAIE

 

 

Immersione sui RELITTI

Sottomarino "LE RUBIS"

LOCALITA': CAP CAMARAT (ST.TROPEZ)

DIFFICOLTA': MEDIA

PROFONDITA': min. 35m , max 41m

Il sottomarino francese Rubis, progettato nel 1925, venne varato nel 1931 e prese servizio nel 1932. Costruito nei cantieri di Tolone, era il quarto di una serie di sei sottomarini; il prototipo era il Saphir, del 1930, cui fecero seguito il Turquoise, il Nautilus , il Rubis, il Diamant e, nel 1937, il Perle. Questi sommergibili, che erano stati progettati in modo da poter depositare mine in acque nemiche senza dover emergere, erano anche in grado di lanciare siluri. Tutte le 32 mine in dotazione al sottomarino erano collocate all'esterno del corpo principale pressurizzato e posizionate sotto il rivestimento idrodinamico: in ciascuno degli 8 pozzi presenti su ogni fiancata si trovavano 2 mine, disposte l'una sopra l'altra. Giunto nel luogo prestabilito, il sottomarino sganciava le mine con un sistema ad aria compressa, che gli consentiva di ritrovare rapidamente l'equilibrio compromesso dallo spostamento di peso, senza dover emergere in territorio nemico. A differenza di altri tipi di sottomarini che depositavano le mine facendole fuoriuscire attraverso una saracinesca, questo nuovo modello riduceva di molto i rischi causati da un'emersione imprudente, proprio grazie alla nuova dotazione esterna. Le mine, prodotte dallaSauter& Harley, contenevano ben 220 chilogrammi di esplosivo: dopo essere state sganciate, salivano automaticamente in superficie ed erano saldamente ancorate in posizione da una catena. Il motore del sottomarino, prodotto dalla Vickers-Armstrong, era un quattro tempi a sei cilindri, ciascuno con 650 cavalli di potenza; il sottomarino, in immersione, utilizzava due motori elettrici Schneider che gli consentivano di sviluppare una velocità massima di 8 nodi. Il Rubis poteva scendere a una profondità di 50 metri e lavorare con il periscopio da 15 metri. Sulla coperta erano stati installati due cannoni Schweizer Oerlicher e, per l'attacco diretto, il Rubis era dotato di cinque siluri che potevano essere lanciati dalla prua. In un primo tempo i sei sottomarini erano tutti di stanza a Tolone, ma nel 1936 il Rubis venne destinato al porto di Cherbourg per l'addestramento dell'equipaggio alla posa delle mine sui fondali profondi dell'Oceano Atlantico. All'inizio del 1939 il sottomarino francese venne fatto rientrare in Mediterraneo, nel porto tunisino di Biserta, allora colonia francese, e in seguito fu assegnato alla 9 ª Flotta Sottomarina di base a Dundee, in Scozia. Il Rubis, comandato dal capitano di vascello Georges Cabanier, ricevette il suo primo ordine dall'Ammiragliato francese all'inizio del 1940: si trattava di un'operazione alleata che aveva lo scopo di proteggere le coste finlandesi, prestando aiuto al Paese nell'eventualità di un attacco da parte russa. Diversamente da quanto previsto, il 9 aprile la Wehrmacht tedesca invase la Danimarca e la Norvegia e gli Alleati iniziarono immediatamente le operazioni per minare le acque norvegesi, allo scopo di bloccare il trasporto di ferro e di altri metalli indispensabili per l'industria bellica tedesca. Per questa azione vennero utilizzati tutti i sommergibili disponibili. Il 3 maggio 1940 il Rubis e gli altri sottomarini avevano minato l'entrata del fiordo di Egersund, sulla costa norvegese. Dopo altre due missioni nello stesso mare l'Ammiragliato francese diede ordine di rientrare in patria a tutti i mezzi impegnati nelle operazioni. Solo il Rubis rimase nelle acque nordiche per portare a termine un'ultima missione: depositare mine nel fiordo di Trondheim, dove era concentrata gran parte della flotta tedesca nel Mare del Nord. In seguito alla firma dell'armistizio della Francia con la Germania, il 22 giugno, e con l'Italia, il 24 dello stesso mese, il sottomarino venne sequestrato dagli Inglesi e, pur mantenendo lo stesso equipaggio e il medesimo comandante, cambiò bandiera e combatte così per la resistenza sotto le insegne britanniche. Da alcuni documenti sulle operazioni militari del Rubis, si è scoperto che il sottomarino nel corso di 28 missioni depose 683 mine, che causarono l'affondamento di 15 navi appoggio, di 7 caccia, di un cargo di 4360 tonnellate di stazza lorda e che danneggiarono seriamente un sommergibile. Alla fine della guerra il Rubis, acclamato per gli ottimi risultati conseguiti, venne ricondotto a Tolone e l'equipaggio fu decorato con le più alte onorificenze francesi e inglesi. Dopo una completa revisione il Rubis venne ancora utilizzato dalla Marina Francese: per parecchi anni, infatti, il sottomarino fu impiegato per l'addestramento. Nel 1950 fu trasformato in scuola galleggiante per allievi sommergibilisti e in seguito venne scelto come bersaglio per esercitazioni con il sonar: così, dopo un lungo periodo di prezioso servizio, al fine di evitargli il triste destino di una ingloriosa demolizione, il Rubis venne affondato il 31 gennaio 1958 di fronte a Cap Camarat, tra Cavalaire e St. Tropez. In questo modo si è riusciti a conservare la testimonianza di una tormentata pagina della storia mondiale e il relitto si è rivelato inoltre così interessante, da attirare innumerevoli subacquei. Infine svolge ancora un'importante funzione militare quale bersaglio per i sonar delle navi da guerra durante le esercitazioni.

L'immersione sul relitto
Il Rubis giace in posizione diritta, quasi fosse stato espressamente appoggiato sul fondale sabbioso, a 40 metri sotto la superficie del mare; tuttavia, nonostante la considerevole profondità, quando l'acqua è limpida si possono scorgere le forme del relitto già quasi dalla superficie. Intorno al Rubis - e questa è una caratteristica tipica di quasi tutti i relitti di sottomarini - aleggia una sorta di mistero, un senso di timore che si impossessa immediatamente dei subacquei, impressione questa accentuata anche dalla posizione del Rubis: il sommergibile è infatti appoggiato sulla chiglia, quasi fosse in agguato, pronto a sferrare un attacco al nemico. Ci si aspetta davvero che da un momento all'altro accenda i motori elettrici e si allontani nell'infinita distesa blu. Il relitto, ancora oggi, è in buono stato di conservazione anche se molte delle sue strutture, quali la torretta, la piattaforma del cannone e i rivestimenti dei pozzi contenenti le mine, sono state irrimediabilmente rovinate dall'implacabile erosione del tempo e dall'azione dell'acqua. Le lamiere non sono riccamente ricoperte dalla vegetazione sottomarina, cosa che invece caratterizza il relitto del Togo, situato a poca distanza; sulle fiancate si trovano gorgonie e spugne, mentre nei tubi lanciasiluri, nelle fenditure e nelle nicchie vivono enormi gronghi, murene e scorfani. Tuttavia i subacquei non saranno affascinati dalle spettacolari forme di vita che popolano il Rubis, bens ì dalla torretta, dai pozzi delle mine, dai tubi, dal timone di profondità e dal tranciacavi sulla prua. Se i sommozzatori, catturati dalla suggestione che il relitto offre, si dedicheranno a un'attenta osservazione e a un'accurata esplorazione di tutti questi particolari, riusciranno, anche se solo per breve, a far rivivere il sottomarino e a "vederlo" impegnato in una delle gloriose imprese che lo hanno condotto al suo ultimo ancoraggio, sul fondo del mare. Il fascino e la spettacolarità del Rubis non devono tuttavia far dimenticare le norme di sicurezza e la necessità di programmare con attenzione l'immersione. li sottomarino è lungo 66 metri ed è quindi possibile esplorarlo interamente, costeggiandone entrambe le fiancate nel corso di una sola escursione. Non è invece consigliabile spingersi all'interno, passando per lo stretto boccaporto, in primo luogo perché non è possibile entrarvi con le bombole da 15 litri o con un bibombola, in secondo luogo perché la visibilità all'interno, a causa della notevole sedimentazione, è quasi nulla.Inoltre bisogna ricordare che a Cap Camarat, in determinati periodi dell'anno e a seconda dell'ora, spirano forti correnti: pertanto è bene considerare attentamente questi fattori prima di effettuare l'immersione.

Testo di Kurt Amsler tratto da “Relitti del Mediterraneo” - le guide White Star
Foto e disegni tratti da Portraits d' Epaves di J-Pierre Joncheray e Urs Brunner

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